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Polonia, arresti e violenze della polizia: “Le comunità Lgbti sono state praticamente dichiarate nemiche dello Stato”

20 Agosto 2020 8 min lettura

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Polonia, arresti e violenze della polizia: “Le comunità Lgbti sono state praticamente dichiarate nemiche dello Stato”

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Il 7 agosto un tribunale polacco ha ordinato l’incarcerazione preventiva di Margo Sz., attivista Lgbti co-fondatrice del collettivo queer Stop Bzdurom, nato un anno e mezzo fa in opposizione alla propaganda omofoba portata avanti dal governo del presidente Andrzej Duda. Quello stesso giorno, centinaia di persone si sono radunate in piazza a Varsavia per protestare contro l’arresto e mostrare solidarietà all’attivista, portando bandiere arcobaleno. La polizia polacca ha risposto alla manifestazione con quello che esperti hanno definito “un livello senza precedenti di aggressività contro una manifestazione Lgbti, in particolare in uno stato membro dell'Unione Europea”. Quarantotto persone sono state arrestate, e altre sono rimaste ferite. Diversi attivisti hanno definito quello che è successo il 7 agosto la “Stonewall polacca”.

Margo era stata arrestata lo scorso luglio a Varsavia, accusata di aver danneggiato durante un’azione pubblica tenutasi un mese prima un furgone della campagna Stop Pedofilia(che mira a criminalizzare l’educazione sessuale per giovani e adolescenti ed equipara l’omosessualità alla pedofilia) promossi dall’organizzazione ultra-conservatrice Fundacja pro-prawo do życia, sostenuta a livello governativo. Il mezzo – che girava da settimane indisturbato per la città – era ricoperto di manifesti con messaggi omofobi, che venivano ripetuti anche dagli altoparlanti. Gruppi per i diritti Lgbti avevano provato a fermare il furgone per vie legali, ma senza successo. La legge polacca sui discorsi d’odio, spiega Percy Metcalfe su Notes from Poland, non comprende l’orientamento sessuale o l’identità di genere. Nonostante un tribunale di Danzica avesse ordinato a Fundacja Pro di smettere temporaneamente di utilizzare alcuni slogan che loro sostengono basarsi su “evidenze scientifiche”, un altro giudice ha respinto una causa contro l'organizzazione, affermando che le sue attività sono “informative”.

La notte del 14 luglio, riporta Human Rights Watch, la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento in cui Margo stava alloggiando, l’ha portata via mentre era ancora a piedi scalzi rivolgendole insulti omofobi e l’ha interrogata in commissariato. Inizialmente non erano state diffuse informazioni su dove fosse Margo o sul perché fosse stata portata via. Secondo Metcalfe il suo arresto, arrivato due giorni dopo la rielezione del presidente Duda che ha fatto della retorica anti-Lgbti parte della sua campagna, è suonato come un presagio minaccioso per molti membri della comunità Lgbti.

Il giorno successivo, il pubblico ministero ha chiesto per l’attivista tre mesi di carcerazione preventiva, con le accuse di partecipazione a una rivolta, danneggiamento di proprietà e aggressione fisica – reati che prevedono anni di detenzione. Il tribunale distrettuale di Varsavia-Mokotów ha negato la richiesta e ha rilasciato Margo. Ma il pubblico ministero ha fatto appello, e un altro tribunale ha disposto la carcerazione.

Il 3 agosto l’attivista era stata fermata di nuovo, insieme ad altri, per aver coperto diversi monumenti di Varsaviatra cui uno raffigurante Cristo - con la bandiera arcobaleno. L’accusa era di “offesa al sentimento religioso e offesa ai monumenti di Varsavia”. Il governo, e in particolare il primo ministro Mateusz Morawiecki, ha difeso l’operato delle autorità, sostenendo che fossero stati «superati certi limiti». Secondo l’articolo 196 del codice penale polacco, spiega HRW, una persona che “offende i sentimenti religiosi di altri insultando pubblicamente un oggetto religioso o un luogo di preghiera” rischia fino a due anni di detenzione. Lo stesso articolo era stato chiamato in causa nel 2019, quando la polizia aveva arrestato l’artista Elżbieta Podlesna che aveva creato un’immagine della Madonna con un’aureola arcobaleno.

La “Stonewall polacca”

Quando il 7 agosto è arrivato il verdetto del tribunale che disponeva la carcerazione preventiva per l’azione di giugno, Margo si trovava nella sede dell’organizzazione locale Campagna contro l’omofobia, per avere una consulenza legale. Sebbene l’attivista si fosse consegnata alla polizia, si legge in un lungo articolo di Madeline Roache e Suyin Haynes su TIME, gli agenti non l’hanno arrestata. Margo e altri attivisti e manifestanti si sono diretti in una delle strade principali di Varsavia, Krakowskie Przedmieście, dove si trova la statua del Cristo che era stata coperta con la bandiera arcobaleno la settimana precedente. Testimoni hanno riportato che Margo è stata poi portata via dalla polizia “con un uso eccessivo della forza” a bordo di un’auto.

La manifestazione è stata repressa con la violenza. Diverse persone, alcune delle quali stavano solo camminando o si trovavano sul marciapiede, sono state spinte contro il muro o messe a terra dagli agenti. La polizia ha fatto sapere su Twitter di aver arrestato 48 persone.

Secondo il Commissario polacco per i diritti umani, Adam Bodnar, sono stati commessi molti errori quel giorno. A differenza di altri visitatori – compresi parlamentari - il suo ufficio è riuscito a entrare in contatto con 33 dei 48 arrestati, scoprendo come alcuni di loro non stavano nemmeno partecipando alla protesta: qualcuno stava solo osservando quello che stava succedendo, altri stavano facendo shopping. Sono stati caricati sui van con la forza, senza avere informazioni su dove li stessero portando e perché. Stando a un report compilato dall’ufficio di Bodnar, inoltre, molte persone sono state interrogate nella notte senza avere accesso a un legale, a cibo o acqua, e molti detenuti avevano segni visibili sul corpo. Testimonianze dicono che l’accesso agli avvocati è stato impedito per ore, così come a diversi politici di sinistra.

Tra le persone arrestate il 7 agosto c’era Malgorzata Rawinska, una donna di 52 anni che ha raccontato la sua esperienza a Claudia Ciobanu su BalkanInsight. Si trovava in piazza per raccogliere interviste per il programma radio online che conduce. «Sono arrivata circa alle nove di sera, e stavo solo parlando con alcune persone quando all’improvviso è comparso un gruppo di agenti. Uno di loro mi ha indicato, e poi altri due mi hanno preso per il braccio». Rawinska ha spiegato di essersi sentita «spiazzata», e per questo di non essersi difesa. «Chiedevo su quale base mi stavano arrestando ma non mi rispondevano. Poi le persone intorno hanno iniziato a urlare che ero una giornalista», ha detto. Facendo attività solo amatoriale, però, non aveva un badge da mostrare agli agenti, e così è stata portata con gli altri 47 in prigione, dove ha trascorso una notte. E adesso rischia fino a tre anni di carcere per “aver preso parte a una protesta, con la consapevolezza che i suoi partecipanti avrebbero attaccato violentemente una persona o una proprietà”. Rawinska ha raccontato di essere un’attivista da oltre 30 anni, ma di non essersi mai sentita spaventata come adesso. «Quello che è successo venerdì [il 7 agosto] è una specie di semaforo verde per attaccarci».

Secondo Mathias Wasik, direttore dei programmi della Ong per i diritti Lgbti All Out, questa repressione così brutale è stata solo il culmine di una serie di eventi verificatisi negli ultimi due anni, e in particolare nel 2019, quando il partito nazionalista ultra-conservatore di governo PiS ha lanciato una campagna anti-Lgbti che l’ha portato alla rielezione: gli appartenenti alla comunità Lgbti sono stati additati come pedofili e pericolosi, circa 100 comuni in Polonia si sono dichiarati “liberi dall’ideologia Lgbti” e ministri del governo comparano le persone queer ai nazisti. Le comunità Lgbti sono state «praticamente dichiarate nemiche dello Stato», ha detto Wasik.

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La Polonia, secondo la classifica pubblicata dall’ILGA – International Lesbian and Gay Association, è l’ultimo paese nell’Unione Europea per quanto riguarda i diritti delle persone LGBTI. Nel paese, nota il report, persiste una “retorica d’odio da parte del governo e della chiesa” contro le persone LGBTI e si verificano episodi di violenza contro le manifestazioni per i diritti. Nel 2019 la sfilata del Pride a Białystok è stata attaccata da estremisti di destra che hanno tirato bottiglie e oggetti sui manifestanti, mentre a Lublin due persone avevano costruito in casa un esplosivo per protestare contro la marcia.

Lo scorso giugno, in un discorso durante un evento della campagna elettorale, Duda ha definito la promozione dei diritti LGBTI come «un’ideologia più pericolosa del comunismo». Parole simili sono state pronunciate il 17 agosto da Krzysztof Bosak, ex leader del movimento di estrema destra Młodzież Wszechpolska, che ha organizzato una manifestazione anti-Lgbti al centro di Varsavia: «Questa è un’ideologia tossica, pericolosa, rivoluzionaria e radicale», ha detto, mentre i manifestanti bruciavano in piazza una bandiera arcobaleno.

«Il governo ci ha scelto come obiettivo e sta usando una grande macchina, comprese le istituzioni pubbliche e i media, per attaccarci», ha spiegato a BalkanInsight Bart Staszewski, attivista per i diritti Lgbti, aggiungendo che nonostante la comunità sia impaurita «continueremo a batterci per Margo e per chiunque altro – è uno per tutti e tutti per uno».

Gli arrestati del 7 agosto sono stati rilasciati, ma secondo gli attivisti molti di loro potrebbero finire in tribunale con le stesse accuse contestate a Malgorzata Rawinska. Alcuni di loro hanno ricevuto visite inaspettate e perquisizioni in casa da parte della polizia. Margo è ancora detenuta e in isolamento, ancora in attesa di poter vedere un legale.

Ma la comunità Lgbti e il commissario polacco per i diritti umani Adam Bodnar sono fiduciosi grazie alla grande solidarietà ricevuta dagli attivisti, anche da parte di politici e avvocati. Alcune parlamentari di opposizione si sono presentate alla cerimonia di giuramento di Duda vestite con i colori della bandiera arcobaleno, in solidarietà contro gli attacchi alla comunità Lbgti. Altri portavano gli stessi colori sulla mascherina.

Almeno otto rappresentanti di forze politiche dell’opposizione al governo polacco, riporta TIME, erano presenti alla stazione di polizia dove gli attivisti sono stati portati, mentre diversi legali si sono volontariamente offerti di difenderli. «Le autorità polacche non avevano previsto che mettere Margo in detenzione avrebbe causato proteste così potenti da parte della comunità Lgbti e che quelle proteste sarebbero state sostenute da politici dell'opposizione e avvocati pro bono», ha affermato Bodnar.

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A livello internazionale, decine di esponenti del mondo accademico, della letteratura e dell’arte hanno scritto una lettera alla Commissione Europea, chiedendo di difendere i diritti umani “palesemente violati in Polonia”. Manifestazioni in supporto della comunità Lgbti polacca si sono susseguite in diverse città del mondo, così come gli attestati di solidarietà sui social.

Immagine anteprima:  Przemysław Stefaniak via Bart Staszewski

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